Quando le rondini salutavano la Madonna

1959

Testo di Fausto Bolinesi, foto dal web e dall’archivio digitale di Fausto Bolinesi

La statua della Madonna, portata come da tradizione in spalla da quattro fratelli, si affacciava dal portone della cappella nel cortile del Palazzo reale nell’ora magica in cui il calore e la luce abbagliante della giornata estiva lasciavano il posto alla prima frescura e ai delicati colori del tramonto. E all’improvviso il settecentesco porticato vanvitelliano diventava la cassa armonica che amplificava ed armonizzava i suoni, il canto, le voci e le emozioni dei presenti e sembrava esaltare le evoluzioni e il garrire eccitato delle rondini che si univano alla festa in uno dei suoi momenti più intensi. La processione della Festa della Madonna delle Grazie aveva inizio così, con questa esplosione di sensazioni visive ed acustiche che procuravano in tutti una grande emozione ed in alcuni perfino una commozione che faceva luccicare gli occhi. Non citiamo i nomi di chi vi partecipava e il posto che naturalmente occupava in essa, proprio perché ognuno possa ricercarli nella propria memoria. La processione, aperta dalla croce con ai lati due “lampioncini”, uscita dal Palazzo reale, svoltava a destra passando davanti all’ufficio postale sotto “l’orologio”, percorreva la breve discesa che portava al Quartiere. Da qui si dirigeva verso le Tavernole passando davanti al Forno. Puntava poi verso la Palazzina e giungeva fino al Forno crematorio dove svoltava a sinistra e, tagliando fra i parcheggi dei mezzi militari, raggiungeva il Casone per poi proseguire verso l’Officina. Svoltava a sinistra e ripassava in piazza davanti “alla Croce” in “mezzo a Persano”, imboccava quella che era la piazza d’armi della caserma e tornava nel Palazzo reale ripassando sotto “l’orologio”. La processione era accompagnata dal suono della banda, che si alternava alle preghiere e ai canti dei fedeli, e da quello delle due campane suonate a martello da ragazzi che raggiungevano la cima del campanile salendo per una scala di legno lungo un percorso il cui tratto centrale era completamente al buio. Salire sul campanile era una piccola impresa che chi è stato giovane a Persano   sicuramente era orgoglioso di compiere. Ogni tratto del percorso della processione aveva una connotazione particolare che la caratterizzava. Sembrava di percepire perfino i diversi odori: di pino nei pressi del Palazzo reale, di acacie dietro le Tavernole, di fieno e di disinfettante nei pressi dell’infermeria dei cavalli, di motore o di lubrificante nel parcheggio dei mezzi militari. E quando la processione si allargava percorrendo lo stupendo viale alberato che portava al Casone o l’ampio spiazzo della caserma, nell’immaginario nostro, inconsapevolmente pensavamo di essere ai Campi Elisi o ai Fori Imperiali. La Festa della Madonna delle Grazie era soprattutto questa: la processione. Ed era una vera festa, intesa come partecipazione collettiva ad un evento: religioso e civile al tempo stesso perché ci si sentiva parte di una “chiesa” intesa anche come “ekklesia”, comunità. La comunità che festeggiava non la sua patrona, ma la sua mamma che, in occasione della sua festa, richiamava anche i figli che si erano trasferiti altrove. Tale era considerato da tutti, infatti, quel volto sereno, composto, bello, che rassicurava e confortava. A sera, non c’era l’atmosfera triste del tutto finito, sia perché dal giorno successivo si poteva andare finalmente a quel mare di Paestum che una superstizione delle nostre mamme impediva di raggiungere prima che si celebrasse la Festa della Madonna delle Grazie, sia perché si era all’inizio dell’estate e vivevamo ancora la primavera non solo meteorologica, ma anche della nostra vita. Quella dove si pensa che tutto non debba mai finire. Finché fossimo restati a Persano, potevamo ammirare il volto amico e regale di quella mamma ogni volta che volevamo a casa sua, che era anche casa nostra: la cappella del Palazzo reale. E il giorno in cui avessimo lasciato Persano, avremmo potuto rivederlo almeno in occasione della sua festa e rivivere l’emozione di quei momenti straordinari quando, portata a spalla, la statua della Madonna compariva nel cortile del Palazzo reale festeggiata anche dalle rondini che ci piace pensare tornate dalla migrazione proprio per questo. Non immaginavamo che un giorno sarebbero tornate invano…

persano processione percorso

Author: Fausto Bolinesi

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