Persano, 7 luglio 2013: Festa della Madonna delle Grazie

Verrebbe quasi voglia, pensando alla Festa della Madonna delle Grazie di quest’anno, di parafrasare il celebre inizio di una poesia di Leopardi, “passata è la tempesta odo Persano far festa”. Sì, perché fino a pochi minuti prima dell’orario stabilito per l’inizio della funzione religiosa, ancora cadevano le ultime gocce di pioggia che per tutto il pomeriggio è stata abbondante, a tratti violenta, accompagnata da quei fulmini e tuoni che ci hanno fatto ricordare l’accensione del “cero della candelora”, che non mancava mai in ogni casa, e le invocazioni a “Santa Barbara e Santa Irene” che era facile ascoltare nelle famiglie di Persano durante i temporali. Il maltempo pomeridiano non ha compromesso più di tanto la manifestazione, anzi in un certo senso l’ha arricchita. La S. Messa, infatti, è stata celebrata non nel cortile, ma nella Cappella del Palazzo reale per l’occasione tornata agli antichi fasti, quando non riusciva a contenere tutti i fedeli: la funzione religiosa ha perso forse in spettacolarità, ma ha guadagnato in termini di partecipazione emotiva e ha fatto rivivere quel forte senso di appartenenza ad una comunità quale era, appunto, Persano. Sicuramente il maltempo ha tenuto lontano qualcuno, ma la partecipazione è stata comunque numerosa, tanto che nella processione si sono riviste le due file di fedeli che precedevano la statua della Madonna e che ci hanno ricordato le processioni della nostra infanzia aperte dalla croce con ai lati i due “lampioncini” dietro cui seguivano le file dei bambini e ragazzi: i maschi da una parte le femmine dall’altra. Oltre a questa partecipazione sentita che, come abbiamo notato e sottolineato anche lo scorso anno, coinvolge e unisce vecchi e nuovi “persanesi” ci ha fatto piacere la contemporanea presenza di nonni e nipoti (ne documentiamo anche un esempio in una delle immagini) perché più giovani conoscono cos’è e cosa era Persano, più è facile conservare il suo patrimonio di civiltà. La capacità che hanno dimostrato gli attuali abitanti di organizzare una festa vera, con pochissimi mezzi a disposizione, dimostra che non è utopistico credere che, con l’impegno di tutti, un giorno possa realizzarsi un vero e proprio “Rinascimento” di Persano. Intanto noi, con la nostra Associazione, continuiamo a batterci perché almeno esca dal suo Medio Evo. E forse ci stiamo riuscendo.

 

A proposito della foto che raffigura un lato del caseggiato in cui era ubicato l’ufficio postale, Antonino Gallotta, presidente della nostra associazione, nonché enciclopedia storica vivente di Persano, ci ha inviato il commento che segue.

Bellissima la foto dell’ufficio postale con l’orologio. Vi racconto come funzionava una volta (negli anni ’50). Don Vittorio Arenella, mitico direttore dell’ufficio postale di Persano, che aveva anche l’abitazione attigua,apriva le sue attività alle 14,30. Lavorava all’interno , a selezionare la posta che era appena arrivata, per essere pronto alle otre 15,00 precise . Il rintocco dell’orologio grande , preciso alle 15,00, dava inizio alle operazioni di distribuzione della posta. Dalle ore 14,30 si formava la fila da parte di coloro che aspettavano una eventuale lettera, negli spazi da te magistralmente colti avanti all’ingresso, nella foto ben visibile. Si formava la fila indiana ben organizzata, senza spunti di prevaricazione, all’insegna della corretta educazione. Si attendeva l’apertura dello spioncino a fianco e don Vittorio chiamava ad alta voce il destinatario . Naturalmente c’era chi era contento di ricevere posta e chi se ne andava scontento per non averla ricevuta. Gli attori davanti all’ufficio erano donne, ragazzi e quelli non impegnati al lavoro.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                         Antonino Gallotta

Author: Fausto Bolinesi

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