Dal Pozzillo al Sele: una giornata particolare.

Testo e foto di Fausto Bolinesi

Prima ancora che tattile, la percezione della pioggia che cominciava a cadere, leggera, è stata uditiva e visiva. Le gocce d’acqua, infatti, hanno annunciato il loro arrivo con il lieve scroscio sulle fronde dei pioppi che ci avevano protetto fino ad allora dai raggi del sole e con i piccoli cerchi che producevano cadendo sull’acqua del fiume amico. Il nostro primo impulso non è stato quello di correre a ripararsi nell’auto, ma di restare là ad aspettare che il terreno si bagnasse e si intensificasse così quell’odore misto di muschio, di terra, di alberi, di… fiume. Quell’odore che avevamo sempre respirato da ragazzi nei pomeriggi trascorsi “giù al Sele” e che ora, come ragazzi di allora, eravamo tornati a cercare. A malincuore, ma non rattristati, anzi con un animo rasserenato, siamo comunque dovuti andare via e abbandonare quel posto meraviglioso che avevamo scelto per consumare il pranzo: quasi un anfiteatro naturale formatosi con i tronchi e i rami portati dalle piene invernali. Non usiamo il termine picnic perché, almeno in questo caso, ci sembra inappropriato e inopportuno: pranzare all’ombra dei pioppi e dei salici del fiume non era lo scopo, ma il mezzo per dividere e condividere, oltre che il cibo (che era fin troppo abbondante), sensazioni, impressioni, ricordi. E richiamati dai ricordi, ci hanno fatto compagnia i tanti personaggi che hanno popolato Persano e che frequentavano il Sele come improvvisati pescatori. Personaggi, non persone, perché a Persano ogni abitante aveva delle caratteristiche particolari, uniche, che ne facevano appunto un personaggio. Provate a ricordare un nome a caso e vi accorgerete che non c’era nessun persanese che fosse una persona anonima e banale. Come le donne che frequentavano il “pozzillo” e che abbiamo “rivisto” intente a lavare i panni nel momento emozionante in cui ci siamo trovati di fronte a quello che resta dell’antico lavatoio liberato dalla fitta vegetazione che lo aveva completamente nascosto: le vasche ancora contenevano acqua limpida, segno che effettivamente c’è una sorgente che le alimenta. La visita a questo piccolo monumento simbolo di Persano è stata anche l’occasione per osservare un manufatto con la volta di mattoni rossi scoperto per caso di recente nelle vicinanze: una condotta? Uno scarico fognario? Lungo il percorso che ci ha portato dalle auto al Pozzillo, abbiamo sostato davanti il monumento con la lapide che ricorda il tragico evento in cui morirono per lo scoppio di una mina il colonnello Giuseppe Micheli e il capo razza Domenico Falcone. In pratica abbiamo dato vita ad una piccola, spontanea cerimonia commemorativa come, in fondo, celebriamo nel nostro animo Persano ogni volta che abbiamo la possibilità di tornarci. Anche in questa occasione, osservando le case, percorrendo le strade, le abbiamo viste così come sono, ma anche come erano, con i loro “personaggi” che le abitavano e le percorrevano, le voci, i suoni. E abbiamo portato con noi, come sempre, anche i nostri amici che vivono lontano ma che non hanno dimenticato Persano. Ed è soprattutto per loro che pubblichiamo le foto di questa giornata particolare.

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Author: Fausto Bolinesi

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